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Il Progetto


L’economia del Verbano Cusio Ossola ( fonte CCIAA del Vco )

Premessa: il Verbano Cusio Ossola e la crisi economica finanziaria
Il Vco oggi, rispetto a cinque anni fa, evidenzia una stazionarietà sotto il profilo demografico, con evidenti segnali di invecchiamento della popolazione, più accentuati rispetto alla media. Permane a livello locale il vincolo strutturale della dimensione di impresa, anche se il numero delle società di capitali è andato crescendo negli anni; questo fattore impedisce più aggressive strategie di innovazione e internazionalizzazione. La qualità della vita resta eccellente, tuttavia non è cresciuta la capacità di attrarre  residenti e imprese; ci sono inoltre criticità sul mercato del lavoro. Si conferma la rilevanza dei  quattro "motori settoriali", commercio, costruzioni, manifattura e turismo, anche se con variazioni rispetto al passato; si assiste alla crescita dei "servizi", in primis il turismo e i servizi alla persona, a scapito della compagine industriale, la più colpita in termini occupazionali dalla crisi economica e finanziaria, che ha inciso anche pesantemente sui risultati ottenuti dal sistema provinciale. Si evidenzia come in alcuni casi si siano accellerate o comunque enfatizzate trasformazioni già in atto, in altri bloccando o riducendo alcuni segnali di crescita evidenziati alla fine del quinquennio precedente. Fra il 2008 ed oggi abbiamo assistito a due shock. Il primo è legato alla crisi finanziaria nata a fine 2007 con i mutui USA a basse garanzie (subprime). Il Tesoro americano e molti governi europei sono intervenuti con consistenti piani di salvataggio del sistema bancario. Il 2009 è stato quindi segnato dalla contrazione del PIL e del commercio mondiale, forte crescita della disoccupazione, impoverimento delle famiglie e debolezza della domanda: la recessione del 32009 è considerata la peggiore dal 1929. La ripresa del 2010 è stata segnata dalla cosiddetta crisi "del debito sovrano", che investe tuttora l'area euro. La crisi greca e le "contrattazioni" con l'UE in seguito all'annuncio di un deficit di bilancio maggiore del previsto, hanno avuto forti ripercussioni. In pochi mesi la BCE ha varato tre piani di salvataggio, a favore di Grecia, Irlanda e Portogallo. Nell'estate del 2011 anche la situazione italiana è entrata in fase acuta: al forte indebitamento e assenza di crescita economica si è aggiunta la scarsa credibilità dei governi agli occhi degli operatori internazionali e le difficoltà a rifinanziare il debito pubblico, con una conseguente crisi di fiducia nei confronti del Paese. A novembre 2011 la differenza di rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi (spread) ha toccato il record di 575.
Per le imprese italiane, questi anni di recessione hanno segnato soprattutto tre elementi: la domanda, l'occupazione, il credito. Di sfondo, l'estrema incertezza.
La domanda interna è stata caratterizzata da debolezza e le previsioni rimangono negative fino al 2013. Fortunatamente dal 2010 alcuni dei nostri principali mercati di riferimento hanno avuto buoni andamenti. Se guardiamo al VCO. Svizzera, Germania, Francia, Austria, Lussemburgo - i primi 5 mercati di riferimento per l'export del VCO - hanno "tirato" la domanda nel 2010-2011, ma con un probabile arresto nel 2012. E' cresciuto significativamente il numero delle persone senza lavoro: da 1.500.000 a fine 2007 ai 2.800.000 del 2012. Contemporaneamente è stata avvertita la stretta creditizia che solo nella metà del 2012 si sta allentando, ma vede sempre deboli quantità erogate. Forte l'irrigidimento nelle condizioni di erogazione di prestiti a partire dal 2008, con punte molto elevate nel 2009.
 
 
Nel Vco risiedono 163.427 abitanti. L'ultimo quinquennio è stato caratterizzato da una costante diminuzione  del tasso di crescita naturale ( differenza nati e morti), con un saldo migratorio più contenuto che in altri territori. Il tasso di crescita si mantiene quindi debole, di poco superiore a zero nel 2011.
Il rapporto tra gli anziani e i giovani ha assunto proporzioni notevoli: in provincia il tasso di vecchiaia ( rapporto tra la popolazione over 65 e quella fino a 14 anni) tocca il 193% , nettamente superiore rispetto alla media nazionale e regionale. Solo la Liguria registra un risultato peggiore ( 232% nel 2011) , con Savona (239%) provincia più anziana d'Italia. Certamente questo dipende anche dal fatto che la nostra è un'area montana. Ma il confronto con sondrio, Valle d'Aosta, Trento, Belluno e Bolzano evidenzia che l'indice di vecchiaia dell'arco alpino non è elevato., ed in alcune aree (Trento e Bolzano) addirittura inferiore alla media italiana; Belluno ed il Vco sono le provincie più "vecchie" , simili del resto anche nel mix produttivo.
Aumenta, seppur meno che altrove , la popolazione residente straniera, composta da giovani ( tasso di vecchiaia 28,2%).  A diminuire sono invece i laureati. Rispetto al 2008, il numero dei neolaureati nel Vco è in flessione di oltre il 20%  (-132 unità in v.a.) . L'andamento è negativo un po' ovunque, ma i numeri sono più penalizzanti per la nostra provincia. L'effetto non dipende solo dall'invecchiamento della popolazione. infatti, rapportando il numero di laureati alla popolazione residente tra i 25 e 30 anni, risulta che un giovane su 19 si è laureato nel 2010 (5,2%). Il dato è in costante flessione dal 2008 e dipende dal fatto che i neolaureati residenti diminuiscono più che proporzionalmente rispetto alla diminuzione dei giovani residenti.
 
Le imprese registrate nel VCO al 31 luglio 2012 sono 13.900: erano 14.038 a dicembre 2007. Commercio, costruzioni, manifattura e turismo sono i quattro maggiori settori economici per numero di imprese. L'indice di imprenditorialità mostra un'imprenditorialità diffusa (8,6 imprese ogni 100 abitanti), seppure inferiore alla media regionale (10,5) e nazionale (10,1). Il tasso di sviluppo imprenditoriale si è sempre mantenuto positivo e abbastanza in linea con gli andamenti piemontesi, seppure più contenuto rispetto alla media italiana: il tasso medio 2007-2011 è 0,33%  (0,45% Piemonte e 0,73% Italia). Questo dato va letto tenendo conto sia degli effetti della crisi economica che di un altro indicatore, il tasso di sopravvivenza delle imprese. Nel Vco è superiore al 56%, un po' più alto della media piemontese (55%) ed in linea con la media nazionale. Il dato provinciale è però rimasto costante, mentre quello regionale e nazionale ha subito una flessione nel quinquennio, segnale che altrove le imprese "resistono" meno. Sono le società di capitali a ottenere i risultati migliori: circa il 66% sopravvive ai primi 5 anni di attività, + 15 punti percentuali rispetto al 2006 (superiore a Piemonte ed Italia).  Sono comunque aumentati i fallimenti (44 nel 2011 contro i 15 del 2008): il rapporto fra nuove dichiarazioni di fallimento/imprese attive è oggi più alto che negli altri territori. Segnale forse di una maggiore debolezza anche dal punto di vista della gestione finanziaria.
Un altro elemento importante è l'andamento delle imprese montane. Considerando i 33 comuni con capoluogo al di sopra dei 700 metri di altitudine, si evidenzia un indice di imprenditorialità pari a quello medio provinciale. Il mantenimento di un tessuto imprenditoriale in queste aree ha particolare significato in relazione alla coesione sociale e territoriale: per questo motivo era stato individuato come uno degli indicatori del piano strategico camerale 2008-2012. Nell'arco del quinquennio in effetti il numero d'imprese si è mantenuto sostanzialmente stabile ( -15 imprese fra dicembre 2007 e dicembre 2011).
Dal punto di vista qualitativo, invece, il sistema imprenditoriale del VCO mostra un crescente irrobustimento: le società di capitali crescono costantemente, a fronte di una tenuta delle imprese individuali. Tuttavia è da notare come, anche per effetto della chiusura di alcune delle imprese più grandi del territorio, sia diminuita la dimensione media delle S.p.a. -  che a dicembre 2007 avevano più di 34 addetti in media e a fine 2011 poco più di 27. Il tessuto produttivo è quindi caratterizzato da imprese di piccole dimensioni, con meno di 3 addetti in media per unità locale (la media italiana è di 4, una delle più basse d'Europa) : oltre il 66% ha un solo addetto e solo il 4% supera i 10 addetti (qui però lavora quasi il 60% dei dipendenti dell'intera provincia). Questo dato trova riscontro anche nella capitalizzazione media delle imprese, che indica il rapporto tra le fonti di finanziamento proprie (capitale netto) ed il ricorso al debito. In altri termini, più alto è il grado di capitalizzazione, minore è il ricorso al debito e quindi l'impresa è più solida.   Convenzionalmente, un grado di indebitamento pari o minore a 0,5 indica un notevole, anche eccessivo, ricorso all'indebitamento. Nel quinquennio la capitalizzazione media resta sostanzialmente invariata e bassa. Il risultato è solo leggermente migliore se osservato a "bilanci costanti" (riferendoci quindi solo ad alcune imprese, escludendo cessate e nuove nate nel periodo). Modifiche sostanziali del peso percentuale dei settori economici sono evidenti nel quinquennio. Osservando gli andamenti in arco temporale più ampio, dal 2001, la crisi pare avere accentuato fenomeni di modifica del tessuto produttivo già in atto. Il comparto turistico , inteso in senso ampio, mostra una crescita costante; il commercio ha un'espansione nel periodo 2001-2008 e poi torna ai valori precedenti, il manifatturiero vede un significativo ridimensionamento fra il 2001 ed il 2008 e, in misura più ridotta, fra il 2008 ed il 2010. L'andamento delle costruzioni appare strettamente legato al ciclo economico, con una crescita significativa ancora sino al 2010 e poi una contrazione.
Negli ultimi anni il settore energetico è stato caratterizzato da trend di forte crescita produttiva ed occupazionale: il piano strategico camerale 2008-2013 sottolineava l'importanza di strutturare una vera "filiera territoriale", sia per una maggiore diversificazione produttiva che in relazione ad altri obiettivi, come la tutela del patrimonio ambientale e la promozione del turismo sostenibile, l'attrazione degli investimenti legati all'innovazione ed alla qualità della vita. Un indicatore indiretto per misurare questi aspetti è dato dall'incremento del peso delle rinnovabili sul totale della produzione energetica. I dati messi a disposizione del Gestore Servizi Energetici non consentono analisi per tutto il triennio. Certamente la produzione di energia da fonte idraulica vede in Piemonte un primato del Vco (circa 2.500 gwh nel 2010 contro i 2.300 di Torino ed 1.480 circa di Cuneo). Il raffronto 2009-2011 evidenzia una crescita sostenuta nella produzione di energia da fotovoltaico. La produzione 2010 - 6,1 Gwh - si può però raffrontare con i 5,7 Gwh di Biella ed i 7, di Cuneo ed in generale una produzione media piemontese superiore ai 15 Gwh per provincia. Un altro indicatore indiretto ci viene da SMAIL, che evidenzia la crescita del numero di unità locali con dipendenti che svolgono attività di fornitura energia.
Il sistema locale continua ad essere caratterizzato da debolezze dal punto di vista delle infrastrutture, sia "hard" che "soft" : fatta 100 la media italiana, l'indice elaborato dall'istituto Guglielmo Tagliacarne per le strutture e reti per la telefonia e la telematica è pari a 48 (l'indice della Lombardia ad esempio è 130); 59 per la dotazione stradale, che comprende anche la spesa per manutenzione; per quanto riguarda le infrastrutture sociali, l'indice di emigrazione ospedaliera elaborato dal Ministero della Salute attesta che oltre un terzo dei ricoveri dei residenti (il 35,1% nel 2008) avviene al di fuori della provincia; la disponibilità di asili nido comunali in percentuale sull'utenza potenziale è 5,6% - contro una media del Nord Italia che sfiora l'8%. Anche lo sviluppo di servizi logistici ad alto valore aggiunto, uno degli obiettivi del piano strategico camerale, non sembra concretizzato. Nel quinquennio le merci in "transito" sul territorio sono diminuite (in quantità assoluta, in valore, in numero di operazioni).ipotizzando che le quantità trattate siano una percentuale costante o anche in lieve aumento, nel quinquennio non possono essere complessivamente aumentate. Un altro elemento significativo attiene all'insediamento delle attività d'impresa. Il monitoraggio effettuato dagli Sportelli Unici per le attività produttive evidenzia che i tempi medi di conclusione del procedimento sono inferiori a d 80 gg., con una percentuale di conclusioni favorevoli pari al 88% dei casi nel 2010. L'incremento dei tempi medi è parte imputabile alle nuove norme sui vincoli paesaggistici che, date le caratteristiche del territorio, ricorrono nella gran parte dei procedimenti. Per quanto riguarda l'attrazione degli investimenti, rimane pressoché costante negli anni il numero di interventi edilizi con destinazione produttiva presentati agli Sportelli Unici associati del Vco da imprese esterne al territorio, segnale indiretto che la capacità di attrazione non è cresciuta nel periodo considerato come invece ci si attendeva.
 
Nel 2011 sono state poco meno di 2,7 milioni le presenze turistiche nel Vco, in aumento rispetto all'anno precedente sia in termini di presenze (+4,6%) che di arrivi (+6%) . Il 2011 ha inoltre superato (+1,5%) il 2007, vero anno record. Sembra così cancellato l'annus horribilis 2009, pesantemente segnato dal ciclo economico, ma il 2012 probabilmente risentirà a sua volta della crisi che ha toccato l'area euro. Gli stranieri restano la principale componente turistica del Vco e sono in aumento: il tasso di internazionalizzazione è circa il 79% (era il 77,5% nel 2007).  Il 39% dei turisti è tedesco, con un calo nel 2008/2009. Seguono i Paesi Bassi (20% del totale) e la Francia (8,9% del totale). La crescita delle presenze olandesi e francesi è stata costante nel quinquennio, più altalenante il flusso di presenze da Germania, USA e Regno Unito, seppur in recupero rispetto al 2010. I turisti tedeschi oggi pesano meno sul totale (40% nel 2007) , gli olandesi di più.  Rispetto al 2007, vi è lieve calo nella durata media di soggiorno (3,7 giorni nel 2011 contro i 4 giorni nel 2007) , determinato soprattutto dalla diminuzione della durata media dei soggiorni stranieri nell'extralberghiero (6,4 giorni nel 2011, erano 7,1 nel 2007) . Cresce la preferenza degli stranieri per le strutture alberghiere (50,6%, era il 48% nel 2007) e diminuisce quella italiana (65% era 68%); e complessivamente sono gli alberghi ad essere preferiti: 4 presenze su 9 sono nell'extralberghiero. Se esaminiamo invece l'internazionalizzazione sotto il profilo dell'export, il VCO continua ad evidenziare una debolezza di fondo. Il grado di apertura al commercio estero del Vco nel 2011 è 30%, circa la metà media regionale (60%) . Piemonte ed Italia a fine 2011 avevano infatti pienamente recuperato rispetto al 2009, per tutti l'anno peggiore del quinquennio, il sistema provinciale no. La serie storica del Vco ci mostra una crescita dell'export sostenuta dal 2006 al 2008, che è l'apice, poi il crollo del 2009. Nonostante un 2010 in recupero, un 2011 con una crescita dell'export superiore alla media italiana ed un primo trimestre 2012 estremamente positivo, siamo ancora lontani dal 2008: -17% nel primo semestre 2012 ( -61 milioni di euro in valore assoluto) .La propensione all'export 2011 (16,8%) è lontana dalla media piemontese e italiana ( rispettivamente 31,3% e 24,2% ). I positivi risultati del 2010, 2011  e 2012 sono connessi a due ordini di fattori. Il primo riguarda l'andamento dei nostri 4 principali mercati (Svizzera, Germania, Francia ed Austria) - come evidenziato. Il secondo dipende dalle strategie delle imprese, che hanno cercato di ovviare alla debolezza della domanda interna ed hanno evidentemente saputo trovare alcune leve adeguate. Non va infatti dimenticato che nello stesso periodo, il manifatturiero ha visto diminuire il numero delle imprese e degli addetti: le imprese che oggi operano in provincia hanno saputo esportare di più. Va comunque segnalato che il periodo aprile-giugno 2012 ha un risultato negativamente influenzato sia dal mercato francese (-1,3% export) che dalla flessione in alcuni paesi europei come Grecia, Spagna, Portogallo e Lussemburgo - che percentualmente pesano poco sulla nostra bilancia commerciale, ma che complessivamente danno un -7,4 milioni di euro rispetto al secondo trimestre 2011. L'Europa continua infatti a rappresentare circa il 63% dell'export Vco.
L'innovazione, che è una sorta di "condizione" per l'internazionalizzazione, rimane debole. Nel Vco si registrano 3,1 brevetti per 10.000 abitanti contro gli 8 della media regionale. Un indicatore indiretto della capacità innovativa del sistema è dato dall'assunzione di personale laureato o comunque "high skilled": per le imprese di piccole dimensioni infatti spesso l'innovazione viene introdotta tramite capitale umano qualificato. L'indagine Excelsior sui fabbisogni occupazionali delle imprese evidenzia una crescita nel quinquennio della ricerca di personale laureato,  anche se i valori rimangono ancora al di sotto della media nazionale e regionale - intorno al 15% del totale delle assunzioni. Un altro indicatore è dato invece dalla partecipazione delle imprese locali a bandi che finanziano l'innovazione. Se a livello europeo non si evidenziano riscontri significativi - a conferma della permanente debolezza - a livello regionale i dati evidenziano nel 2010 e 2011 i risultati positivi legati al Polo dell'innovazione e più in generale il ruolo importante svolto da soggetti pubblico-privati come Centro servizi lapideo, Nanoireservice scarl etc. Alla luce di questi risultati, non stupisce che i settori leader, che hanno una forte propensione all'export, abbiano visto un brusco calo del fatturato nel 2009 ed una ripresa significativa nel 2010. I dati provvisori 2011 (parte dei bilanci non è ancora disponibile), registrano una sostanziale tenuta, eccezion fatta per il comparto dei casalinghi dove alcune cessazioni di imprese hanno influito negativamente. Il florovivaismo invece vede la presenza di pochissime imprese tenute al deposito di bilancio. Va però ricordato che il 2011 è stato l'anno record per l'export floricolo, anch'esso fortemente penalizzato nel 2009, dopo tre anni di costante crescita.
 
La forza lavoro nel Vco ammonta a 72 mila unità, di cui circa 4 mila in cerca di lavoro. Gli indicatori di fonte Istat del mercato del lavoro nel Vco non evidenziano particolari squilibri con il tasso di attività (68,3%) e di occupazione (64,5%) in linea con il dato regionale e meglio di quello nazionale (rispettivamente 62,2% e 56,9%). Il tasso di disoccupazione vede una crescita nel quinquennio, ma resta comunque ampiamente al di sotto della media italiana e piemontese. Le criticità maggiori si evidenziano per i giovani (15-24 anni).
E' bene ricordare che circa 4.700 residenti in provincia sono frontalieri impiegati in Canton Ticino, aumentati del 22% dal 2006.  A questi si aggiungono i poco meno di 4.000 residenti impiegati fuori provincia a fine 2011: il 30% in Lombardia, il 23% in provincia di Novara. Si tratta in quasi il 70% dei casi di lavoratori nel settore dei servizi, spesso qualificati (il 18% è laureato, di questi la metà lavora in Lombardia). Nel quinquennio è decisamente aumentato il ricorso alla Cassa Integrazione, un ammortizzatore per i momenti di crisi che spesso diventa l'anticamera della disoccupazione. La serie storica delle ore di cassa integrazione autorizzate mostra che la crisi del mercato del lavoro è iniziata alla fine del 2008, con il profilarsi della crisi economica e finanziaria che ha investito le economie mondiali. Se confrontiamo le ore di cassa integrazione ordinaria e straordinaria (compresa la cassa in deroga) nel periodo gennaio-luglio con il numero degli occupati nel comparto industriale, è evidente il forte aumento procapite registrato negli ultimi anni. Rispetto al 2007, nel Vco la cassa integrazione straordinaria è passata da un indicatore di circa 3 ore ad addetto a quasi 54 ore, l'ordinaria da meno di 8 ore per addetto a circa 43 ore. Aumenta anche il numero di iscritti alle liste di mobilità, raddoppiati rispetto al 2007 sia in termini di stock che di nuovi iscritti.
Le evoluzioni che hanno caratterizzato il lavoro provinciale nel quinquennio sono evidenziati da SMAIL, che la Cciaa del Vco, tra le prime in Italia, ha adottato dal 2007 e che incrocia dati del Registro Imprese con quelli dei dipendenti di fonte Inps. Cresce in termini di occupazione ed imprese il settore dei servizi, con il settore turismo in senso ampio che ormai supera il casalingo, diminuisce il manifatturiero. Stabilità in termini di addetti/imprese per il commercio, diminuiscono invece i dipendenti delle costruzioni..
A fine 2011, la provincia del vco è caratterizzata da una quota ancora consistente di occupazione nelle attività industriali, il 28% del totale escludendo la Pubblica Amministrazione. Le costruzioni detengono una quota pari al 13% di addetti (dipendenti ed indipendenti), mentre i servizi nel loro comlpesso raggiungono il 56% del totale. Le attività agricole si attestano intorno al 2,5% del totale. Tra le attività industriali prevale nettamente il comparto metalmeccanico (inteso come produzione di prodotti in metallo) con oltre 3.900 addetti, localizzato in buona parte nel Cusio, che da sola concentra circa la metà degli addetti impiegati nel settore. Altre attività di rilievo sono rappresentate dal comparto chimico e della lavorazione dei minerali non metalliferi. Tra i comparti industriali minori emergono, con circa 500 addetti ciascuno, l'industria alimentare, metallurgica e il legno-mobili. Nei servizi il 21% circa degli addetti si concentra nel settore della distribuzione commerciale. emergono poi il turismo (con oltre 4.500 addetti a fine anno, che salgono però notevolmente nel periodo estivo) , i servizi alle imprese e i servizi alle persone. Il totale degli addetti provinciali a fine 2011 supera le 40.700 unità, con una flessione di poco superiore alle 1.000 unità tra il 2007 e 2011. In questi ultimi anni la contrazione è stata determinata soprattutto dall'industria metalmeccanica, che  nel corso di questi anni ha perso il 23% degli addetti, il 26% se si riferisce ai dipendenti. In flessione anche il comparto edile. La crescita invece è determinata in primo luogo dall'espansione del settore terziario (+9%), in particolare del turismo, che mostra variazioni occupazionali nell'ordine del 24%, nonché dei servizi alla persona, in crescita del 18%. Analizzando l'andamento occupazionale nelle tre zone territoriali della provincia, è più critica la situazione nel Cusio e nello specifico nel comparto industriale, con una perdita occupazione che supera le 860 unità. Le stime a fine 2012 su dati Inps ed Excelsior evidenziano che la situazione occupazionale del vco è più problematica rispetto a molte altre aree, (provincie piemontesi, altre provincie con tessuto manifatturiero-turistico simile al nostro, zone dell'arco alpino).
 
 
Gli indicatori della "qualità della vita" elaborati dal Sole 24 ore premiano l'ordine pubblico e la qualità della vita: il VCO è  6° posto a livello nazionale per ordine pubblico. Ottima la pagella ecologica: l'indice di Legambiente Ecosistema posiziona il Vco al 2° posto nazionale, subito dopo Belluno. Negli anni il posizionamento medio del Vco è al 30° posto, con variazioni dovute in parte alla diversa metodologia di costruzione degli indicatori, in parte a indicatori in peggioramento. Le criticità più importanti si registrano sul fronte del tenore di vita (64° per PIL procapite), affari e lavoro (68° per quota di esportazioni sul PIL) e popolazione (80° posto a livello nazionale).

   
L’economia del Verbano Cusio Ossola ( fonte CCIAA del Vco )
   
Il ruolo delle Associazioni imprenditoriali
   
Obiettivi del progetto di sviluppo “Lanuovaimpresa”
   
La proposta progettuale e i risultati attesi
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